Trump testimonia e assale i magistrati. Il giudice: niente comizi e si controlli

Trump testimonia e assale i magistrati. Il giudice: niente comizi e si controlli

Trump testimonia e assale i magistrati. Il giudice: niente comizi e si controlli


Donald Trump testimonia al processo civile per truffa dove in gioco sono le chiavi stesse del suo impero immobiliare. E in aula sono esplosi i fuochi d’artificio: l’ex Presidente, chiamato come teste dalla pubblica accusa, si è più volte scontrato apertamente sia con il giudice e la procura di New York. Si è esibito in lunghe arringhe e digressioni contro una presunta persecuzione politica e personale, alternate a vanti possedere grandi fortune e acume di business. Uscendo dall’aula ha definito l’intero caso e la corte quali la vera truffa, “un processo molto ingiusto”.

Quattro ore sotto i riflettori

Trump, in quattro ore di testimonianza, ha ammesso di aver svolto un ruolo nella valutazione degli immobili di sua proprietà che sono al cuore della battaglia in tribunale. Ha detto al riguardo dei documenti finanziari sui suoi asset che “li guardava e a volte davo suggerimenti “. Ha però aggiunto che quei documenti a suo avviso non contavano nulla ed erano pieni di disclaimer, di clausole di esonero da responsabilità.

“Basta comizi”

Questa la sostanza, che potrebbe complicare la difesa di Trump. Ma i riflettori sono stati puntati tutti sullo spettacolo creato dal magnate in un’aula gremita di pubblico e osservatori. Più volte il giudice della Corte Suprema statale, Arthur Engoron, lo ha redarguito durante la testimonianza: “Irrilevante” ha dichiarato mentre Trump decantava le bellezze del suo campo da golf a Aberdeen e i vicini tesori petroliferi. “Risponda alle domande” e “per favore basta discorsi”, ha intimato a Trump mentre questo tergiversava. “Cancellatelo dai verbali” ha ordinato ai funzionari della corte a proposito di un commento di Trump che i banchieri amavano tutti fare business con lui. Ancora, rivolto agli avvocati di Trump: “Controllatelo voi se potete, altrimenti lo faccio io”.

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Trump attacca la procura

Da parte sua Trump dal banco dei testimoni ha apostrofato Letitia James, il procuratore generale di New York seduta a poca distanza, come un “mastino di partito”, riferendosi al fatto che è democratica. E ha accusato il giudice stesso di averlo definito un truffatore senza saper nulla di lui; al che Engoron ha ritorto che Trump farebbe meglio a leggere – “forse la prima volta”, ha chiosato – il suo verdetto già emesso con procedura accelerata e che lo ha trovato colpevole di truffa, viste le sufficienti prove presentate dalla procura.

Il processo civile, senza giuria e affidato a Engoron, dopo la decisione già presa dal magistrato serve adesso in realtà per stabilire la pena. James ha chiesto una multa da oltre 200 milioni e la messa di fatto al bando di Trump dal business a New York, un potenziale colpo di grazia al suo impero di famiglia e alla sua immagine di magnate che potrebbe danneggiarlo anche nella sua campagna per la nomination repubblicana e per farsi rieleggere alla Casa Bianca nel 2024. Trump ha tuttavia promesso ricorsi in appello contro l’intero caso.



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